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Visualizzazione dei post da aprile, 2018

Tipi di alfabeti (Parte 2 - Sillabario, Abugida)

Nello scorso post abbiamo parlato della differenza tra alfabeto e abjad , e di come quest'ultimo funziona in Arabo ed Ebraico, due lingue grammaticalmente molto simili ma con sistemi di scrittura molto diversi e distanti tra di loro (per approfondire clicca qui ). Al mondo ci sono diversi esempi in cui per via della grammatica di una lingua si ricorre ad un particolare tipo di scrittura: un grande esempio di ciò è il Giapponese . k a w a z u t o b i k o m u m i z u n o o t o           translitterazione del titolo di un haiku giapponese. Come possiamo vedere abbiamo qui un ordine costante di consonante+vocale , anche se talvolta troviamo una vocale sola, oppure una sola consonante (nel caso del Giapponese la lettera n ん). La lingua giapponese è composta quasi interamente di sillabe con una sola consonante ed una sola vocale ; e nella lingua giapponese ci sono all'incirca 57 simboli per sillaba (contando solo hiragana o katakana ).  Ciò ha senso solo per il Gi

Tipi di alfabeti (Parte 1 - Abjad)

Per capire la vera importanza dell'alfabeto o simili dobbiamo provare ad immaginare un periodo molto lontano nel tempo, quasi contemporaneo alla stessa nascita e sviluppo dell'uomo. Immagina di parlare una lingua senza avere un modo di scrivere ciò che stai dicendo, e che per qualsiasi motivo decidi di inventare un modo di scrivere per la tua stessa lingua. Probabilmente avrai già visto persone provenienti da altre culture utilizzare la scrittura e avrai pensato che il tuo popolo potrebbe utilizzare qualcosa di simile, quindi avrai provato ad adattare la loro scrittura alla tua lingua, e anche se ciò è successo infinite volte nel corso della storia, per un qualche motivo il loro modo di scrivere non si adatta alla tua lingua, o forse non riesci proprio a studiarlo con attenzione. Come si fa a creare un nuovo modo di scrivere? Potrebbe sembrarci stupido e forzato, dopo tutto le lingue non si inventano , si evolvono lentamente durante il corso del tempo. E a ciò qualsiasi l

La "Cina" non esiste - etimologia (Parte 2)

Nell'articolo precedente abbiamo parlato di come un territorio governato da varie dinastie ( Zhou e Han le più importanti), nonostante le divisioni politiche, siano riusciti a sviluppare una cultura e una lingua comune, seppure quest'ultima ancora non avesse un nome ben preciso e neppure lo "stato" ne avesse uno. (Per maggiori dettagli clicca qui ). Così, mentre i secoli passavano, il popolo di questa regione continuava a riferirsi alle entità politiche col nome delle famiglie che li governavano oppure col nome del luogo da cui venissero i governanti, e allo stesso tempo si chiamavano fra di loro " Han ren " (汉人); tuttavia la lingua cominciò a divergere in una serie di lingue differenti. Ora, come di sicuro avrete notato in questi ultimi due post, sto parlando della regione che in Occidente noi chiamiamo " Cina " e tuttavia sono riuscito a non usare mai le parole " Cina " o " cinese ". Questo perché nessuno in questa regione

La "Cina" non esiste - etimologia (Parte 1)

Tanto tempo fa c'era uno "stato". Era collocato approssimativamente tra il Fiume Giallo (黄河) e il Fiume Azzurro (长江),ed era governato da un gruppo di persone che si chiamavano " Zhou " (周) e, dato ciò, anche il nome di questo stato era Zhou . Questo potrebbe sembrarci molto strano, un po' come se chiamassimo l'Italia "Mattarella" perché è quello il cognome della persona al potere, ma dobbiamo ricordarci che quest'area probabilmente non aveva in origine alcuna identità comune, se non essere governata dalla dinastia Zhou. Gli abitanti probabilmente parlavano lingue totalmente diverse e avevano diverse culture, ma non lo sappiamo per certo perché non ci lasciarono nulla di scritto; le uniche persone che scrivevano appartenevano all'élite ricca e istruita, ovvero agli Zhou stessi, che ovviamente avevano la stessa lingua e cultura. Gli Zhou non avevano un nome per definire la loro lingua se non " il giusto modo di parlare " (雅言)

"E questo come lo traduco?" - un problema comune.

A volte, nella vita di ogni persona bilingue, può capitare che qualcuno ci chieda cosa voglia dire una certa espressione che non riesce a tradurre. Per quanto si possa conoscere una lingua, vi assicuro che alcune espressioni, a meno che non ci si riflette per un po', risultano intraducibili; tutto ciò è il peggior incubo di ogni persona bilingue o poliglotta che probabilmente ricorre all'utilizzo di gesti all'italiana , espressioni teatrali o spiegazioni che si allontanano dal significato così semplice ma celato delle parole. Io, personalmente, parlando fluentemente italiano e inglese e masticando un po' di cinese mandarino e giapponese, di espressioni strane ne avrò trovate a centinaia, e queste sono quelle che mi hanno incuriosito di più (forse perché sarò rimasto ore a struggermi sul significato di queste espressioni prima di ricorrere ad un vocabolario), ovviamente con traduzione e spiegazione annessa. INGLESE Facepalm - andato di moda grazie ai meme (im

LA LEGGE DI GRIMM (parte 1)

Tutte le lingue del mondo hanno attraversato dei cambiamenti fonetici, e spesso alcuni fonemi in una certa lingua si evolvono in altri tipi di fonemi, e anche se i linguisti adorano classificare e ordinare tutti questi cambiamenti, la Legge di Grimm non solo è di gran lunga il cambiamento fonetico più famoso in assoluto mai descritto, ma è anche una delle poche leggi con un nome vero e proprio. Il suo obiettivo è descrivere in che modo il Proto-Germanico è cambiato quando si è differenziato dal Proto-Indoeuropeo (P.I.E.); e in più molti credono che la Legge di Grimm sia il cambiamento fonetico vero e proprio, poiché molto probabilmente è il principale Cambiamento Fonetico mai descritto dai moderni linguisti. La Legge di Grimm venne scoperta all'inizio del 1800, e la linguistica a quei tempi era qualcosa di completamente nuovo, sebbene già esistessero antiche tradizioni linguistiche, ad esempio Aristotele spese molto tempo a descrivere la fonologia del Greco Antico; mentre in

LA LEGGE DI GRIMM (parte 2)

Ricapitolando, in Proto-Indoeuropeo (P.I.E.) esistevano molte consonanti "stop", quindici per l'esattezza, che subirono nel corso del tempo un cambiamento in tutte le lingue che derivano da questo antico antenato comune. I linguisti nel corso del tempo studiarono le lingue indoeuropee e confrontandole idearono una teoria chiamata Legge di Grimm ; secondo questa legge le consonanti stop in P.I.E. erano: P     T     Ky     K     Kw B      D     Gy     G     Gw Bh     Dh     Gyh     Gh     Gwh Dopo aver analizzato la Legge di Grimm applicata al Sanscrito e al Greco antico, questa legge può essere applicata anche al Latino, dove i suoni in y si unirono ai loro corrispondenti normali come in Greco, ma vennero mantenuti i suoni in w . La riga dei suoni aspirati venne completamente persa a causa dell'unione con i loro corrispondenti normali e unendola alla seconda riga. LATINO P     T     K     Kw B     D     G     Gw Possiamo notare che ci sono stati

IL DIALETTO DI MILLE LINGUE

In romanesco vi è un modo di dire che recita "Franza o Spagna, purché se magna". Potremmo dire che questo modo di dire andrebbe attribuito anche alla Sicilia, in quanto nel corso del tempo è stata conquistata da una miriade di popolazioni diverse: Greci, Romani, Arabi, Normanni, Aragonesi, Longobardi, Svevi, etc., che hanno influenzato profondamente ciò che ora chiamiamo " dialetto siciliano ". Il siciliano fa parte della branca delle lingue romanze nel Proto-Indoeuropeo, più precisamente delle romanzo-occidentali, che successivamente si sarebbero evolute nell'Italiano volgare; però questo dialetto non è derivato dall'italiano, infatti alcuni etnologi lo considerano un idioma separato per via della sua morfologia, sintassi e fonetica. Ciò che possiamo riconoscere in questo dialetto, però, è la grandissima componente di parole che derivano da lingue parlate anche ai giorni nostri, come l' Arabo , il Tedesco , l' Italiano , il Francese , lo Spagnolo ;

DIGLOSSIA - cos'è e come si presenta.

Durante il corso del tempo in molteplici situazioni uno stato ha cercato di conquistare un altro, sia per cause economiche o politiche, sia per cause culturali; le varie guerre fra uomini avranno pur creato povertà, distruzione e schiavismo, ma allo stesso tempo in alcuni casi si è verificato un processo di unificazione di due o più culture differenti per preservare la stabilità dello stato: religione, usi e costumi, lingua. Molto spesso è capitato che uno stato imponesse su un altro la propria lingua, come per esempio il Canada, le cui lingue ufficiali sono l'Inglese e il Francese, quest'ultima tutt'ora parlata in territorio canadese perché ha influenzato profondamente gli usi e i costumi dello stato. Questa situazione viene definita dai linguisti " diglossia ". La parola " diglossia " viene dal greco "δυο+γλοσσα" e vuol dire letteralmente due lingue, quindi bilinguismo ; questo stato può accadere qualora una comunità usi due lingue divers