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LA LEGGE DI GRIMM (parte 1)

Tutte le lingue del mondo hanno attraversato dei cambiamenti fonetici, e spesso alcuni fonemi in una certa lingua si evolvono in altri tipi di fonemi, e anche se i linguisti adorano classificare e ordinare tutti questi cambiamenti, la Legge di Grimm non solo è di gran lunga il cambiamento fonetico più famoso in assoluto mai descritto, ma è anche una delle poche leggi con un nome vero e proprio. Il suo obiettivo è descrivere in che modo il Proto-Germanico è cambiato quando si è differenziato dal Proto-Indoeuropeo (P.I.E.); e in più molti credono che la Legge di Grimm sia il cambiamento fonetico vero e proprio, poiché molto probabilmente è il principale Cambiamento Fonetico mai descritto dai moderni linguisti.

La Legge di Grimm venne scoperta all'inizio del 1800, e la linguistica a quei tempi era qualcosa di completamente nuovo, sebbene già esistessero antiche tradizioni linguistiche, ad esempio Aristotele spese molto tempo a descrivere la fonologia del Greco Antico; mentre in India ci furono studi di linguistica per migliaia di anni, spesso per preservare il Sanscrito, la lingua dell'Induismo. La tradizione scientifica e moderna della linguistica occidentale, però, è da rintracciare nel 1786 quando Sir William Jones parlò di fronte alla Società Regale Asiatica a Calcutta. Il periodo è quello dell'era colonialistica in India, e Sir William Jones era un inglese nominato giudice nel Bengala, una regione nord-orientale dell'India. Mentre trascorreva il suo tempo in India si appassionò alla cultura indiana e, poiché imparò sin da piccolo il Greco e il Latino, iniziò a notare delle similitudini fra queste lingue e il Sanscrito antico. Così nel suo discorso propose che queste tre lingue discendessero da un antenato comune (che noi ora conosciamo col nome di Proto-Indoeuropeo o P.I.E.), e fu proprio Sir William Jones ad iniziare questo "trend" di confrontare i vocaboli di diverse lingue per capire se fossero imparentate o no, e fu solo alcuni decenni dopo che la Legge di Grimm venne scoperta.
Poiché vi erano delle testimonianze scritte in Greco Antico, Latino e Sanscrito molto prima delle altre lingue, quest'ultime erano cambiate molto di meno da quando si erano distaccate dai loro antenati comuni, quindi la maggior parte del lavoro dei linguisti si concentrò sulle altre Tre Lingue, ed è da queste che scoprirono quali fonemi c'erano nel P.I.E., e allo stesso tempo arrivarono a capire che in P.I.E. c'erano 15 consonanti "stop":

P     T     Ky     K     Kw
B     D     Gy     G     Gw
Bh     Dh     Gyh     Gh     Gwh

Quasi per tutte abbiamo delle consonanti equivalenti in italiano, tranne per l'ultima riga dove sono presenti suoni molto diffusi nelle lingue indiane, e dovrebbero essere pronunciate con una piccola emissione d'aria.
C'erano pure delle consonanti nasali, alcune liquide, semivocali, forse solo la fricativa-sibilante "s", le laringee e moltissime vocali, ma che non sono importanti nella Legge.
Tutte queste quindici consonanti stop iniziarono a fondersi fra di loro in tutte le diverse branche che poi sarebbero nate dal P.I.E, ma in ogni settore si è verificato in modo diverso: in Sanscrito iniziarono a pronunciare kw, gw e gwh senza la w, così unificandoli coi normali k, g e gh; contemporaneamente il suono y iniziò ad essere pronunciato, nel caso di ky in una bizzarra s, mentre gy divenne j e gyh divenne una h molto aspirata.

SANSCRITO

P     T     ɕ     K
B     D     J     G
Bh     Dh     ɧ     Gh


In Greco antico i suoni di ky, gy, gyh si fusero con i normali k, g, gh; mentre kw, gw e gwh si unirono ad altre consonanti in dipendenza del loro posto nella parola (vennero praticamente completamente eliminate). In più l'ultima riga cambiò da bh, dh, gh a ph, th e kh.

GRECO

P     T     K
B    D    G
Ph     Dh     Gh

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