Le
lingue sono da sempre state fondamentali per l’uomo, per la creazione di una
società evoluta, che ci differenzia dal mondo animale; ma queste lingue non sono
nate all’improvviso, infatti sono state sottoposte ad un’evoluzione durata
secoli e secoli per arrivare al nostro mezzo comunicativo. Basti
pensare che la parola inglese per fiore, “flower”, derivi dal tedesco antico
“flour”, che a sua volta deriva dal francese “flor”, e la versione più antica
di questa parola sia in latino con “flos, floris”. Però, nel corso del tempo,
soprattutto attraverso i moderni studi di linguistica, sono
iniziate ad apparire lingue create ex nihilo, spesso basandosi
sul vocabolario di altre lingue o attraverso l’immaginazione degli autori
stessi. Queste lingue vengono chiamate ai giorni nostri lingue costruite, dall’inglese “constructed languages”, o più
brevemente conlangs.
Conlangs fantasy
Il
primo processo di creazione di una conlang avvenne con John Ronald Reuel Tolkien, famoso autore de Il Signore
degli Anelli e Lo Hobbit,
attraverso le lingue “aristocratiche” degli elfi, il Quenya
prima e il Sindarin dopo che ci descrivono
approfonditamente le vicende nella Terra di Mezzo e ci stupiscono per la loro
leggiadria, sono due lingue agglutinanti, ovvero si basano sull’aggiunta di suffissi ad una radice semantica per esprimere tempo, modo,
completezza o non, etc. L’esempio più importante di Quenya è Namárië “addio”, o anche conosciuto come
Lamento di Galadriel, un poema in versi dall’ambientazione cupa, che ricorda
molto quella dell’antica letteratura anglo-sassone, dove troviamo anche una
nostalgia verso il passato e per la partenza della persona amata.
[1] Ai! laurië lantar lassi súrinen
Ah! Come oro le foglie volano nel vento
yéni únótimë ve rámar aldaron!
innumerevoli lunghi anni come le ali degli alberi!
Ah! Come oro le foglie volano nel vento
yéni únótimë ve rámar aldaron!
innumerevoli lunghi anni come le ali degli alberi!
Yéni ve lintë yuldar avánier
Gli anni sono passati veloci come birre
[4] mi oromardi lisse-miruvóreva
del dolce idromele nei nobili banchetti d’Occidente
Andúnë pella, Vardo tellumar
sotto le cripte blu di Varda
nu luini yassen tintilar i eleni
dove le stelle tremano nella canzone della sua voce,
ómaryo airetári-lírinen.
divina e regale.
[8] Sí man i yulma nin enquantuva?
Chi dovrà or riempire il bicchiere per me?
An sí Tintallë Varda Oiolossëo
Per ora il Kindler, Varda, Regina delle Stelle,
ve fanyar máryat Elentári ortanë,
dal Monte Semprebianco ha alzato le sue mani come nuvole
ar ilyë tier undulávë lumbulë;
e tutti i sentieri sono sprofondati nell’oscurità;
[12] ar sindanóriello caita mornië
e fuori da una contea grigia l’oscurità si cela
i falmalinnar imbë met,
in onde schiumose dietro noi,
Sí vanwa ná, Rómello vanwa, Valimar!
Ora ciò che è stato perso da quelli dell’Est è Valimar!
[16] Namárië! Nai hiruvalyë Valimar.
Addio! Che tu possa trovare Valimar.
Nai elyë hiruva. Namárië!
Che persino tu possa trovarlo. Addio!
Nei versi di questo poema è possibile notare l’influenza che Tolkien
ebbe dalle lingue finniche, in particolare il Finlandese, che studiò durante la
creazione delle prime bozze di ciò che poi sarebbe diventato Il Signore
degli Anelli.
Altri esempi di conlang prettamente utilizzati in romanzi a tema
fantasy sono il Dothraki, inventato da George
R. R. Martin nei suoi romanzi della saga de “Il Trono Di Spade” e parlata dalla
popolazione nomade dei Dothraki stessi; il Na’vi, lingua creata
da Paul Frommer per il film “Avatar”, e all’uscita del film era composto già da
mille termini; il Klingonese, che venne
utilizzato nei film della saga di “Star Trek” dagli omonimi Klingon, ed è
composto da una fonologia aliena,
infatti i suoi creatori Marc Okrand e James Doohan volevano dare l’idea di una
lingua parlata da esseri viventi rozzi e rudimentali, diffuse sono i suoni come
“ q͡χ” o “tlh”, che non si trovano in nessuna lingua umana, e inoltre il suo
vocabolario è così scarso che spesso coloro che cercano di parlare la lingua
devono ricorrere a giochi di parole piuttosto che dei termini specifici.
Es. per dire “spegni la luce” in Klingonese si dovrebbe ricorrere ad
un’espressione come “fai diventare buio”.
Come possiamo capire, quindi, una delle maggiori differenze fra una lingua vera e
propria ed una conlang è che nelle conlangs noi sappiamo con esattezza chi le
ha create, di quanti vocaboli era composta nelle sue prime forme bozza,
ovvero quando era ancora in fase di progettazione, e sono relativamente
difficili da imparare, poiché sono stati destinati ad un popolo alieno, o con
caratteristiche non umane.
Conlangs scientifiche e logiche
Oltre
alle conlangs fantasy si sono sviluppate nel corso del tempo lingue più
scientifiche, spesso anche logiche, che hanno come obiettivo l’unione
degli umani sotto un’unica lingua. Il caso più eclatante e conosciuto è quello
dell’Esperanto, creata dal dottore polacco Ludwik
Lejzer Zamenhof tra il 1872 e il 1887. La lingua si presenta come un’unione di
termini presi dalle lingue romanze (italiano e francese), lingue
germaniche (tedesco e inglese), lingue slave (russo e
polacco), con l’aggiunta del giapponese, l’unica lingua non
indoeuropea in questo sistema eurocentrico.
Il progetto di Zamenhof era quello
di creare una lingua internazionale, ciò che poi è diventato l’inglese ai
giorni nostri, ma nonostante questo fallimento la comunità esperantica è molto
consistente, conta infatti dai 500.000 ai 3 milioni di locutori, soprattutto
come seconda lingua (L2), in paesi d’ogni parte del globo, come gli Stati
Uniti, Francia, Germania, Cina, Australia, e persino l'Italia, dove si svolse a
Rimini il 36° Congresso Esperantista. L’esperanto viene spesso considerato la
lingua più facile da imparare al mondo, grazie al suo vocabolario semplicissimo
e alle sue poche regole ed eccezioni; le quattro regole principali che
governano l’esperanto sono:
·
Ogni sostantivo termina in –o
(muziko vuol dire musica)
·
Ogni verbo termina in –i
(muziki, fare musica)
·
Ogni aggettivo termina in –a
(muzika, musicale)
·
Ogni avverbio termina in –e
(muzike, musicalmente)
L’ordine dei componenti della frase in
esperanto è SVO (Soggetto-Verbo-Complemento
Oggetto), ma l’ordine spesso non importa per via dei casi che le parole possono
avere (nominativo ed accusativo, indicato con una –n a fine di parola).
Gli aggettivi e i sostantivi non si differenziano per sesso ma solo per
quantità (il plurale si forma aggiungendo –j, pronunciata come la y in boy); esiste un unico articolo sia
per il singolare, sia per il plurale, la.
Es. la
plumoj es sur la tablo, le penne sono sul tavolo. Qui possiamo notare la
facilità dell’esperanto, in quanto è facilmente comprensibile anche da chi non
l’ha mai studiato.
Un altro esempio di questo tipo diffuso di conlang è il Toki Pona, non molto conosciuto nella community linguistica ma negli ultimi anni sta diventando sempre più popolare per via del suo vocabolario di sole 120 “radici”, e ci sorge spontaneo chiedere “come si fa a comunicare con così poche parole?”. La risposta sta nel fatto che in Toki Pona le parole si combinano per creare qualsiasi parola (lo stesso nome della lingua deriva dall’unione delle parole “toki”, lingua, linguaggio, dire; “pona”, buono, riparare). Certe volte possiamo rimanere sconvolti dalle potenzialità di questa conlang:
ARTICOLO 1 DEL TRATTATO SUI
DIRITTI DELL’UOMO
tutti gli uomini hanno pari diritti e dignità
2. jan ali li jo e lawa ona e sona ona.
tutti gli uomini sono dotati di mente e intelligenza
3. jan ali li jan pi kulupu wan.
tutti gli uomini devono essere uniti come un gruppo
Possiamo quindi notare come l’uomo, col
passare del tempo, cerchi di creare una “lingua” semplice, unificatrice,
logica, attraverso il moderno fenomeno delle conlangs basate su lingue già
esistenti.
Articolo a cura di Giuseppe Barbagallo
affascinante!
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