Durante il corso del tempo in molteplici situazioni uno stato ha cercato di conquistare un altro, sia per cause economiche o politiche, sia per cause culturali; le varie guerre fra uomini avranno pur creato povertà, distruzione e schiavismo, ma allo stesso tempo in alcuni casi si è verificato un processo di unificazione di due o più culture differenti per preservare la stabilità dello stato: religione, usi e costumi, lingua. Molto spesso è capitato che uno stato imponesse su un altro la propria lingua, come per esempio il Canada, le cui lingue ufficiali sono l'Inglese e il Francese, quest'ultima tutt'ora parlata in territorio canadese perché ha influenzato profondamente gli usi e i costumi dello stato. Questa situazione viene definita dai linguisti "diglossia".
La parola "diglossia" viene dal greco "δυο+γλοσσα" e vuol dire letteralmente due lingue, quindi bilinguismo; questo stato può accadere qualora una comunità usi due lingue diverse o due diverse varianti della stessa lingua in contesti diversi.
Di solito accade che un dialetto o una lingua è usata per la comunicazione informale, di tutti i giorni, mentre una diversa lingua standard è usata per le occasioni più officiali o formali.
Consideriamo il dialetto o la lingua utilizzata per la comunicazione informale come "varietà bassa" (o anche "seconda lingua"), ovvero non è quella imparata in maniera formale e gli interlocutori non ne imparano la grammatica, il modo di scrivere formale, la fonetica, etc.
Un esempio può essere l'uso che gli arabi hanno della propria lingua, infatti negli stati del Medio Oriente e del nord Africa troviamo spesso e volentieri dialetti che sono più parlati della lingua comune e originale, se vogliamo imparare l'arabo dovremmo apprendere uno specifico dialetto, perché seppure in molti conoscono la lingua comune è per loro strano parlarla come una lingua di tutti i giorni.
La lingua usata nelle situazioni più formali è la "varietà alta" (o "prima lingua"), viene imparata a scuola, formalmente, e gli interlocutori imparano come si scrive in quella lingua e ne imparano le regole grammaticali.
In molti casi la comunità identifica la varietà alta come la forma "pura" o "corretta" della lingua e vogliono conservarla così com'è, senza vari cambiamenti.
La varietà bassa è invece più flessibile ed è più probabile che cambi durante il corso del tempo poiché non è governata dalle regole grammaticali della varietà alta.
Un altro esempio interessante ci è dato dalla Svizzera, dove la diglossia è quasi esclusivamente una distinzione tra il parlato e lo scritto: gli svizzeri non accettano proprio l'idea di chiamare "varietà bassa" i loro dialetti (in Svizzera si parlano ben quattro lingua: Tedesco, Francese, Italiano e Romanzo, in base al cantone da cui si proviene), quindi tendono ad usare il loro dialetto in tutte le situazioni, anche in quelle più formali, mentre il Tedesco standard è usato solo per leggere e scrivere.
Per le persone che sono cresciute senza alcuna distinzione tra la varietà bassa e varietà alta la diglossia potrebbe sembrare una situazione bizzarra, un concetto difficile da capire, ma le lingue e il modo in cui le usiamo sono affascinanti e piene di misteri.
Articolo a cura di Giuseppe Barbagallo.
La parola "diglossia" viene dal greco "δυο+γλοσσα" e vuol dire letteralmente due lingue, quindi bilinguismo; questo stato può accadere qualora una comunità usi due lingue diverse o due diverse varianti della stessa lingua in contesti diversi.
Di solito accade che un dialetto o una lingua è usata per la comunicazione informale, di tutti i giorni, mentre una diversa lingua standard è usata per le occasioni più officiali o formali.
Consideriamo il dialetto o la lingua utilizzata per la comunicazione informale come "varietà bassa" (o anche "seconda lingua"), ovvero non è quella imparata in maniera formale e gli interlocutori non ne imparano la grammatica, il modo di scrivere formale, la fonetica, etc.
Un esempio può essere l'uso che gli arabi hanno della propria lingua, infatti negli stati del Medio Oriente e del nord Africa troviamo spesso e volentieri dialetti che sono più parlati della lingua comune e originale, se vogliamo imparare l'arabo dovremmo apprendere uno specifico dialetto, perché seppure in molti conoscono la lingua comune è per loro strano parlarla come una lingua di tutti i giorni.
La lingua usata nelle situazioni più formali è la "varietà alta" (o "prima lingua"), viene imparata a scuola, formalmente, e gli interlocutori imparano come si scrive in quella lingua e ne imparano le regole grammaticali.
In molti casi la comunità identifica la varietà alta come la forma "pura" o "corretta" della lingua e vogliono conservarla così com'è, senza vari cambiamenti.
La varietà bassa è invece più flessibile ed è più probabile che cambi durante il corso del tempo poiché non è governata dalle regole grammaticali della varietà alta.
Un altro esempio interessante ci è dato dalla Svizzera, dove la diglossia è quasi esclusivamente una distinzione tra il parlato e lo scritto: gli svizzeri non accettano proprio l'idea di chiamare "varietà bassa" i loro dialetti (in Svizzera si parlano ben quattro lingua: Tedesco, Francese, Italiano e Romanzo, in base al cantone da cui si proviene), quindi tendono ad usare il loro dialetto in tutte le situazioni, anche in quelle più formali, mentre il Tedesco standard è usato solo per leggere e scrivere.
Per le persone che sono cresciute senza alcuna distinzione tra la varietà bassa e varietà alta la diglossia potrebbe sembrare una situazione bizzarra, un concetto difficile da capire, ma le lingue e il modo in cui le usiamo sono affascinanti e piene di misteri.
Articolo a cura di Giuseppe Barbagallo.
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